Sulla scorta del concetto di “diversità” e di alcuni stereotipi e pregiudizi socioculturali, i giovani/gli studenti/gli accolti si fanno portatori o sono oggetto di discriminazioni, insulti o minacce.
Risposte possibili:
L’antropologo Lévi-Strauss diceva che la reazione negativa al diverso è comune in tutte le culture. A questo si aggiunga che gli stereotipi e i pregiudizi in materia di diversità socioculturale costituiscono una mappa cognitiva che facilita la descrizione e la presunta comprensione di persone con caratteristiche differenti rispetto alle proprie. Per tali ragioni, quando ci si trova di fronte a situazioni di questo tipo, il dialogo e la discussione costruttiva con i giovani, gli studenti o gli accolti, coinvolgendo quando possibile i genitori, è un primo passo importante. Questo dialogo può portare a comprendere quali siano le ragioni che hanno determinato il verificarsi di tale situazione (a volte può trattarsi di episodi dovuti a una scarsa proprietà di linguaggio, ad esempio, più che a questioni di ordine contenutistico) e permettere agli insegnanti o agli operatori di comprendere come meglio indirizzare le loro risposte. È consigliabile iniziare il dialogo partendo dagli elementi condivisi nella vita degli adolescenti (ad es.: la ricerca del benessere personale) al fine di creare le basi per trovare un terreno e un linguaggio comune dal quale poi avviarsi verso gli spazi del conflitto.
Se ci si trova in un contesto scolastico è importare informare il dirigente d’istituto e il referente per le attività di prevenzione e contrasto al bullismo e al cyberbullismo. Il Consiglio di classe potrà poi discutere, pianificare e valutare azioni educative e didattiche volte ad aiutare gli studenti ad affrontare la situazione. Tra queste attività, si segnala anche la possibilità di mettere in atto con gli studenti alcuni esercizi e giochi[1] volti a consentire un dibattito su questi temi, dove i partecipanti dovranno provare a difendere un’idea e una posizione che non è la loro. Questo tipo di esercizi, debitamente coordinati da uno o più docenti responsabili, possono aiutare i giovani a mettersi nei panni degli altri e a guardare una situazione sotto una diversa prospettiva, cercando quindi di trovare un bilanciamento tra i vari punti di vista. Tali esercizi sono attuabili anche al di fuori del contesto scolastico, sempre sotto il coordinamento di un operatore.
[1] Si consiglia l’utilizzo del testo di S. Loos, R. Vittori, 99 e + giochi cooperativi, Notes Edizioni, Torino, 2011. Un elenco di giochi per la gestione di conflitti è inoltre presente nella sezione “Annessi” di questa guida.
In casi di questo tipo, a scuola, nelle comunità e nei centri di aggregazione giovanile di ogni genere è utile utilizzare alcuni testi legislativi come la Costituzione italiana e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea per discutere con i giovani alcuni dei valori fondativi della pacifica convivenza democratica. In questa specifica situazione, si segnalano in particolare:
L’art. 3 della Costituzione italiana:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea:
Consapevole del suo patrimonio spirituale e morale, l’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà;
Articolo 21
Non discriminazione
Articolo 22
Diversità culturale, religiosa e linguistica
L’Unione rispetta la diversità culturale, religiosa e linguistica.
Gli insegnanti e gli operatori del sociale possono avvalersi di associazioni o altri enti competenti per invitare esperti in materia di discriminazione, razzismo e xenofobia al fine di promuovere, attraverso confronti e progetti mirati, il dialogo tra giovani e adulti sui temi suddetti. Nella sezione di questa guida denominata “A chi rivolgersi?”, è disponibile un elenco di organizzazioni da potere contattare a questo proposito.
Una situazione come quella in oggetto può prevedere diversi livelli di gravità come, ad esempio, il costituire un reato o meno; oppure diverse modalità di espressione quali l’hate speech online (propaganda/istigazione all’odio o alla discriminazione attraverso il web) o una minaccia fisica. In caso di urgenza o valutazione di pericolo per la propria o altrui incolumità è necessario contattare immediatamente il numero unico nazionale d’emergenza 112.
È inoltre possibile inviare una segnalazione o una richiesta di valutazione di un caso specifico all’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD). Qualora la segnalazione descriva una discriminazione non reato, il caso viene sottoposto all’attenzione dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) che opera nell’ambito del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Alla fine di questa guida, nella sezione “Annessi”, è possibile consultare due schede informative relative ai due diversi enti contenenti le informazioni e i contatti utili in materia.
È opportuno sottolineare che la conoscenza di culture e di Paesi diversi può essere favorita dall’utilizzo del cibo quale strumento di condivisione interculturale. Condividere il cibo, cucinarlo insieme e ascoltare storie e tradizioni culinarie diverse può essere un modo, per i giovani, per imparare ad apprezzare le diversità[1] e per la costruzione di memorie da condividere attraverso il gusto e l’olfatto. Attivare laboratori di cucina, a scuola come al di fuori di essa, coinvolgendo giovani/studenti/accolti nella preparazione di piatti provenienti dal loro Paese di origine, può aiutarli a comprendere meglio culture differenti. Per accentuare ulteriormente l’utilizzo di gusto e olfatto come strumenti di condivisione di esperienze multiculturali, il gioco dal titolo “La cena invisibile” può essere utilizzato a questo proposito. Si tratta di un’esperienza ludico-formativa in cui i partecipanti mangiano con gli occhi bendati e, aiutati da altre persone non bendate, devono assaggiare i pasti senza vederli, basandosi solo sugli altri sensi e chiedendo informazioni ai “camerieri”.
[1] Cfr. C. Vincze; P. Csonka; Réka Szalóki (et al.), GIOVANI, LEADER DEL CAMBIAMENTO: COINVOLGERE I GIOVANI CITTADINI DI DOMANI IN ATTIVITÀ DI ANTISCRIMINAZIONE. Un approccio metodologico per le ONG e gli enti pubblici, YARD – Youth-led Actions Rejecting Discriminations, Ottobre 2019, https://www.salto-youth.net/downloads/toolbox_tool_download-file-2355/IO2-IT-Toolkit.pdf.
THE E-LEARNING TOOL
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