Sono stati segnalati casi in cui giovani/studenti/accolti giustificavano azioni ritorsive violente per la difesa del buon nome, dell’onore personale e familiare, del dato etnico o per mero esibizionismo.
Risposte possibili:
In termini giuridici, il reato noto come “delitto d’onore”, che prevedeva delle attenuanti per chi commetteva delitti analoghi ma con diverso movente, è stato abrogato in Italia nel 1981. Le attenuanti previste in relazione all’avere ricevuto un’offesa del proprio onore, retaggio del periodo fascista, non sono dunque più contemplate dal nostro ordinamento giuridico. Resta però il fatto che tale termine sembri essere sopravvissuto in alcuni contesti socioculturali come definizione di comportamenti potenzialmente giustificabili in quanto volti a ripristinare la dignità del gruppo (la famiglia, ad esempio). Si tratta, a tutti gli effetti, di una giustificazione di atti violenti (lesioni personali fino al vero e proprio omicidio) che non può essere certamente accettata nel nostro Stato di diritto.
A scuola come al di fuori di essa, è importante comprendere anzitutto se le parole di approvazione nei confronti del cosiddetto “delitto d’onore” derivino da convinzioni profonde radicate nel soggetto che le esplicita o se si tratti di un atto provocatorio oppure volto a mettere “in mostra” i soggetti che ne parlano. In entrambi i casi, comunque, insegnanti e operatori del sociale, coerentemente con il proprio ambito di azione, possono avvalersi di percorsi di educazione alla legalità, educazione alla cittadinanza attiva, al controllo e al contrasto dei fenomeni mafiosi e di criminalità organizzata coinvolgendo istituzioni, associazioni e fondazioni che operano in questo ambito. Un elenco di tali realtà è presente nella sezione “Annessi” di questa guida.
Come ricordato nel sito del MIUR,[1]
La legge 92 del 2019 ha introdotto l’insegnamento scolastico dell’educazione civica. All’articolo 3 prevede, tra le tematiche di riferimento per lo sviluppo delle competenze e degli obiettivi specifici di apprendimento, l’educazione alla legalità e al contrasto delle mafie, la conoscenza della Costituzione, delle istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali. L’insegnamento della legalità costituisce una delle frontiere educative più importanti e ha l’obiettivo principale di creare un circolo virtuoso fra i giovani cittadini e le istituzioni per incentivare l’assunzione di responsabilità del singolo verso la collettività.
La valorizzazione della persona, la crescita e lo sviluppo educativo dei giovani non possono prescindere dalla promozione della cultura della legalità.
[1] MIUR, Educazione alla legalità, https://www.miur.gov.it/educazione-alla-legalit%C3%A0.
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